LA REPUBBLICA | Installazioni in forma di situazioni
17/03/2016![](/images/elementi_big/894c8c7d738cb89dee520ee0e7fdb05d80aa866f.jpg)
Le opere di Malachi Farrell sono installazioni in forma di situazioni, a cui lo spettatore assiste. Sono opere di corpo e voce. Raccontano storie e fatti. Farrell parte dagli oggetti, che prende e plasma. Cose povere e comuni, che si animano in macchine cinetiche ed elettroniche. Batterie di pentole che cantano canzoni hezbollah, casette degli uccelli che si aprono e mostrano meccanismi rotanti di orologi al ritrmo dei Queen remixati dai Public Enemy, grappoli di scarpe la cui punta è a una bocca da cui esce la voce di Peter Sellers che canta "Strange Fruits" di Billie Holydays. Non risparmia nessuno Farrell, come quando al Centre Pompidou ha presentato O' Black (Atelier Clandestin), un laboratorio di sartoria clandestino che rimbombava del rumore di un aereo in picchiata, evocando i bombardamenti della seconda guerra mondiale, e le sedie tremavano e le macchine da cucire battevano impazzite: esattamente quello che accadeva attorno al centro di arte contemporanea, nel cuore di Parigi, piena di clandestini, di lavoro nero e sfruttamento. Arte, mondo, non chiudete gli occhi.