Elena Modorati | COMFORT ZONE
Dal 21/09/2017 Al 28/10/2017ELENA MODORATI (Milano, 1969)
Comfort Zone.
Testo di Gabriele Salvaterra
Elena Modorati. Comfort zone
Tra mostra di sé e nascondimento, il lavoro di Elena Modorati si sviluppa percorrendo una grande varietà di tecniche e media, dove la coerenza poetica riesce a svilupparsi all’interno di una sempre viva variabilità, quasi una voluta precarietà esistenziale. L’esposizione non è un semplice esibire dei manufatti ma prima di tutto un “esporsi” in cui tracce di vissuto e squarci di personalità prendono corpo negli oggetti e nella materia, facendo dell’intimità privata un campo che si può sviluppare anche nel pubblico e della propria interiorità qualcosa che emerge dalla relazione con le cose, con i materiali e con il fare artistico.
Su tutto il lavoro, quasi una costante nella diversità, domina il candore lattiginoso del bianco, colore liquido della purezza che rimanda al latte materno, quindi all’origine e alla malinconia connessa alla sua possibile perdita ma che non nasconde neppure la sua tragica inquietudine se è vero che nelle culture orientali esso è accostato al lutto e alla morte.
Bianco è infatti il colore più cristallino e trasparente ma anche quello che, proprio per la sua chiarezza, è più soggetto a sporcarsi e diventare impuro. Tale caratteristica viene addirittura sfruttata per allestire un teatro nebuloso in cui la realtà si dà e si ritira continuamente. Per Elena Modorati “il ‘velo’ è ostacolo e insieme membrana che, con la sfumatura dei margini, la morbidezza dei toni, si offre come altro ‘campo’ – di sospensione, di annullamento delle coordinate – dove il limite si declina come intensità pungente dell’effimero, pudica perentorietà di ciò che è trascurabile”. Attraverso esso l’osservatore è chiamato in gioco, è invitato a tendersi verso una realtà misteriosa che non conosce, come nelle recente serie Traiettorie di lacrime, dove la carta è delicatamente, ma crudelmente, vergata per evocare con le sue cicatrici una ferita o un pianto.
La Comfort zone di Elena Modorati non è quindi solo spazio accogliente e ospitale ma anche luogo di messa in questione del sé e di ricerca, come quando, persi nella nebbia, ci aggiriamo nel vuoto senza meta nella speranza e nel timore di poter, infine, urtare qualcosa.
Gabriele Salvaterra