I am Every Woman
Dal 10/12/2024 Al 24/01/2025I'm every woman, it's all in me
I can read your thoughts right now
Every one from A to Z
Chaka Khan, 1978
In un momento di grandi dibattiti dedicati alle tematiche di genere, la galleria De Chirico dedica la mostra conclusiva dell’anno alla figura femminile e alle sue molteplici e complesse sfaccettature. Non vuole essere né un manifesto né una rivendicazione di genere: è un tentativo, attraverso l’immagine, di composizione di storie. Molti i fotografi in mostra, differenti per età e formazione, per un progetto che vorrebbe essere inclusivo e privo di giudizio lasciando emergere le singole individualità.
Due giovani fotografe torinesi, April (Torino, 2001) e Marta Scavone (Torino, 1998) ci riportano alla recente pandemia: la prima con lo scatto Divagazioni al tempo del Covid ritrae sua sorella cercando di ritrovare tra le mura di casa il senso di leggerezza che sembrava smarrito; il volto emerge dall’acqua e appare sospeso ed etereo in un momento di grande incertezza ed inquietudine. Marta Scavone, si autoritrae nello scatto Guanti dal ciclo di Moda Pandemica (2020): attraverso ricerche di mercato, l’artista ha individuato i dodici articoli più richiesti e li ha impiegati nella creazione di abiti e accessori con i quali si è auto-ritratta in pose teatrali. Lo scatto di Alessandra Cavassa (Savona, 1974) è anch’esso del 2020, Looking at the future: il periodo è pandemico anch’esso ma l’immagine è quella di sua figlia, un’adolescente intenta a scrutare l’acqua davanti a sé, ritratta su una spiaggia australiana. È lo sguardo della madre che ha sentimenti contrastanti verso la crescita e l’indipendenza di sua figlia e l’inevitabile, sano distacco.
Una miss è l’immagine femminile di Alejandro Cartagena (Repubblica Dominicana, 1977), dal progetto Santa Barbara. Return jobs back to US, una delle fotografie che compongono la grande installazione del fotografo messicano esposta a Torino alla galleria De Chirico nel 2017 e realizzata dopo una residenza a Santa Barbara durante la campagna elettorale di Donald Trump e quindi ciclicamente attuale.
Il corpo è certamente un topos della mostra, spesso visto da una prospettiva maschile. Il fotografo Inglese Max Caffell (Londra, 1974) è in mostra con uno scatto di qualche anno fa nel quale una performer nuda danza nello studio del fotografo tra calchi in gesso ai quali è stata sottoposta (Caffell è anche scultore); una giovane donna in bikini ci sorride nello scatto di Melissa Steckbauer (Tucson, 1980). Il giovane fotografo Federico Mastropietro (Torino, 1996) con La notte e un titolo di antonionana memoria (evidenti gli studi sul cinema e il linguaggio cinematografico), racconta di un momento preciso: “Questa foto è un esempio di realtà che rompe un suo stesso substrato e raggiunge la dimensione intellegibile del sublime. Una di quelle scene perfette a cui una persona casualmente può assistere, ma causalmente può fermare per sempre”.
I nudi BDSM di Araki (Tokyo, 1940), un lavoro su carta con l’uso sapiente delle recenti chine blu di Paolo Leonardo (Torino, 1973) e una conturbante immagine del caposcuola Jan Saudek (Praga, 1935) trasportano il visitatore in una dimensione esplicitamente erotica mentre, al contrario, le donne di pietra di Paolo Noris (Milano, 1964) e Börje Tobiasson (Tingsas, 1952) ne ribaltano totalmente la visione, narrando di denaro e di morte. Noris ritrae la Dèa argentum, (la dea del denaro) ovvero la scultura mitologica di Giuseppe Maretto Palazzo Lancia in Piazza Affari a Milano, edificio per uffici in stile Razionalista dell’architetto Emilio Lancia, di fronte alla Borsa Valori. Una scultura di spalle, al cimitero di Staglieno è la figura femminile di Tobiasson, uno degli scatti del progetto corposo che il fotografo svedese ha dedicato al cimitero genovese.
Con lo scatto Il peso della luce Francesco Fredella (Sant’Agata di Puglia, 1971) esplora il volto come mappa di resistenza e mistero. La pelle e la pietra si fondono, evocando il passaggio del tempo. È un dialogo tra presenza e assenza, immerso in una luce che pesa quanto l’ombra; Nico Mingozzi (Portomaggiore, 1976) ci ha abituati a impietosi e a volte crudeli stravolgimenti di figure austere dei primi del ‘900: madri, mogli e figlie ricostruite a colpi di pittura, disegno, sforbiciate e talvolta gocce di sangue dell’artista.
Dal corpus di lavori War on Breast Cancer , un progetto commissionato da Samsung a Manu Brabo (Saragoza, 1982) per fotografi di guerra sul tema del cancro al seno, uno scatto triste e meraviglioso di una donna allo specchio con l’evidente segno della calvizie a causa della chemio che è intenta a posizionarsi un copricapo.
Due icone del passato, Marilyn Monroe e la regina Elisabetta i soggetti di Alison Jackson (Londra, 1960), la fotografa Inglese che da decenni lavora con i sosia, due fotografie dall’annoso progetto Private. Sempre nell’ambito della magnifica illusione che talvolta la fotografia (e l’arte tutta) può essere, un’immagine realizzata da Matteo Procaccioli della Valle (Jesi, 1983) con l’uso dell’Intelligenza Artificiale. La stampa, il cui soggetto è una sexy, tatuata e corpulenta donna asiatica, è un anticipo dell’intero progetto che verrà esposto alla galleria Raffaella De Chirico a fine gennaio.
Mostra visitabile fino al 25 gennaio, 2025