Ima Montoya | MORE THAN THIS
Dal 14/09/2021 Al 09/10/2021More than this, solo-show di Ima Montoya
Di Filippo Guzzi
È uno sguardo dall'alto quello che apprezziamo nelle tele di Ima Montoya. Per qualcuno una consuetudine per altri un'assoluta novità: concedersi la possibilità di sorvolare una folla di teste precise e distanti al riparo da ogni interazione personale. La possibilità di assumere uno sguardo diverso: quello dell'aquila che con pazienza sceglie la propria preda; quello di un avvoltoio che, in ipnotici cerchi concentrici, attende la morte del più debole o, volendo anche, lo sguardo di un drone che, accompagnato dal fastidioso ronzio del motore, ispeziona le vite di ciascuno di noi. Uno sguardo diverso determinato da un punto di vista diverso.
Ima Montoya è un'artista che, prima di aver vissuto in tante parti del mondo (Giappone, Ungheria, Messico, Inghilterra) è nata in Spagna, nella città di Bilbao e, infatti, la presenza, tra la folla, del toro, ricorda le Plazas de Toros, le feste di San Fermín, le strade di Pamplona e la ritualità selvaggia e casta di mettere in gioco la propria vita fuggendo alla ferocia pazza e disperata del toro; una ferocia che nasce dalla sua paura di trovarsi da solo e disperso, senza protezione, carico solo di forza bruta che diviene manipolato istinto, abbandonato e gettato al centro stesso della folla tra le urla, il sudore, le parole sconosciute, la paura umana, le risate furiose e liberatorie. Una somma di suoni distorti e caotici, oscuri, che a noi, spettatori dei lavori "Stolen Time", è per fortuna risparmiata. Dall'alto passiamo e osserviamo: chi sgomento per il dramma che si sviluppa ai nostri piedi e chi deluso per volerne fare parte.
Nel corso degli anni, come è possibile vedere nel sito imamontoya.com, il punto di vista dell'artista si è spostato sempre più in una posizione alta lasciando la plastica forma di morte dei pesci nel mercato giapponese o lo sconfitto volto di un rassegnato Don Chisciotte, per mostrarci il mistero della folla e del suo costante muoversi, come una marea sulle spiagge, tra la quiete sensazioni dell'assenza di ansie personali, di invidie e piccole vittorie che increspano di identiche onde il mare delle giornate di ciascuno di noi, da una parte e dall'altra il mistero di una nuova testa pensante, quella della folla appunto, che sfugge al controllo e, pur all'apparenza libera, può invece risultare di facile manipolazione, carica di forza bruta gestita con disperazione e illogicità.
Perché, per estensione poi, la Plaza de Toros può essere intesa come vasto spazio o anche come piazza tout court, cioè simbolico luogo di scontro, incontro e confronto, luogo dove anche, mettendosi in piazza, ci si può svelare per intero
"Stolen time" è il lavoro che Ima Montoya ha completato durante i mesi del Lock Down tra la fine del 2020 e questo 2021 di incerta ripartenza, quando tra le immagini più cariche di significato del momento storico che stiamo vivendo c'era proprio la piazza desolata, e, come in sogno, o in un incubo la piazza vuota. E allora, lo sguardo dall'alto finisce, in questo caso, sulle tele che stiamo osservando, anche per essere lo sguardo dell'esclusione e la distanza del nostro punto di vista dalla folla, serena o spaventata che sia, un filo teso verso i ricordi e il futuro, perché anche l'aquila si posa e si sporca della vita e anche al drone, prima o poi, si scaricano le pile.
Filippo Guzzi, nato a Milano nel 1967, vive a Milano. Ha lavorato come educatore in centri accoglienza per minori e in comunità per persone con disabilità. Ha pubblicato racconti per alcune riviste e quotidiani ('Qualcosa', 'Sapori Letterari' 'Corriere della sera'). Ha collaborato alla scrittura del libro 'Repertorio dei matti della letteratura russa' a cura di Paolo Nori.
Ha scritto e rappresentato monologhi comici.