Galleria d'Arte
Raffaella De Chirico

via Monte di Pietà 1A
20121 Milano

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Matteo Procaccioli Della Valle | Oriental Digression

Dal 31/01/2025 Al 08/03/2025

Un amante in giardino, l'acqua ferma e scrosciante, l'amore nel pomeriggio,
l'imitazione della storia, l'amore prima e l'amore dopo,
la carne e la scrittura, scrivere sull'amore e trovarlo".


Nagiko cita le sette cose per cui vale la pena vivere
nel finale de I racconti del cuscino di Peter Greenway,
tratto dallo zibaldone di Sei Shonagon


La Galleria Raffaella De Chirico Arte Contemporanea apre la stagione espositiva del 2025 con una mostra personale di Matteo Procaccioli Della Valle (Jesi, 1983), intitolata Oriental Digression. È la seconda mostra personale dell’artista curata dalla galleria, ma la prima a essere esposta nello spazio milanese.


L’inedito progetto fotografico si presenta come un omaggio all’imperfezione e all’eterodossia, esplorando la figura delle donne giapponesi tatuate ed in sovrappeso, che sovvertono attraverso la loro estetica tradizioni millenarie e consolidati stereotipi. 
Ormai diffusissimi sulle pelli occidentali, i tatuaggi giapponesi chiamati irezumi, godono in terra natia di una pessima reputazione essendo stati accostati per molto tempo ad affiliati alla mafia Yakuza. Ancora ai giorni nostri, infatti, in molti degli Onsen (bagni termali) è proibita l’entrata ai portatori di tatuaggi. E se il numero delle geishe è nel tempo notevolmente diminuito, certamente la figura della donna giapponese (ma potremmo allargare il concetto alla donna in generale) è ancora legata ad una fisicità estremamente longilinea e a raffinate abilità nei muliebri ambiti delle arti, del canto e della danza.

Le ladies nipponiche di Procaccioli sembrano più personaggi scaturiti dal cinema di Tarantino (ricordiamo la giovane e folle guardia del corpo Gogo Yubari di Kill Bill: Volume 1) o da una certa letteratura giapponese contemporanea del tipo Nel paese delle donne selvagge di Matsuda Aoko che dalle storie delle geiko; sono imperfette in modo eclatante, con grossi deretani, i rotolini di ciccia e floridissimi seni. Esplosive.
In un mondo, che ricerca costantemente la perfezione estetica, queste figure incarnano la libertà dirompente di poter fare a pezzi qualunque schema estetico e di costume.
Le ragazze di Procaccioli non necessariamente faranno roteare una palla ferrata come Gogo per difendere il suo boss (donna) ma si sono probabilmente stufate di servire il tè.

Imperfetta è la resa di alcuni particolari riconducibili all’utilizzo di IA, volutamente in contrasto con l’eccellente potenziale di questo mezzo; Procaccioli sceglie attraverso l’intelligenza artificiale oltre che il soggetto, la libertà di un risultato consapevolmente impreciso. Il fotografo marchigiano preferisce sviluppare la propria trasgressione nei confronti di vent’anni di lavoro con la fotografia “tradizionale” mediante un mezzo di cui siano chiari i difetti, esaltando così l’errore attraverso uno strumento potenzialmente perfetto, rendendolo imperfetto. È quindi un progetto di felice riuscita per coerenza di soggetto, poetica e mezzo, in cui la volontà immaginifica parte dal pensiero, e attraverso parole e scrittura scaturisce in figure meravigliosamente difettose.

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