Sergio Ragalzi | FAIRY TALES AND BEDTIME STORIES
Dal 01/04/2022 Al 06/05/2022

Ninna nanna, ninna oh Questo bimbo a chi lo do?
Insonnia è il ciclo di lavori che Sergio Ragalzi ha realizzato nei primi anni ʼ90 sviluppandone la ricerca attraverso gli strumenti su cui la condizione di insoddisfazione relativa alla qualità o quantità del sonno si consuma: letti e cuscini. Torna dunque, e prepotentemente, la dimensione allucinatoria del sogno lucido del lavoro dellʼartista torinese, lʼatmosfera della favola lugubre, “dellʼuomo nero” che rapisce i bimbi insonni, delle tre civette sul comò, del bosco e dei suoi pericoli, di streghe cattive che non vogliono invecchiare, delle atmosfere gotiche e notturne. Ma anche di sonni che durano decenni, quella condizione fiabesca di torpore vigile evocativa della depressione, che nella quotidianità mostra spesso un dormire alterato nei suoi aspetti quantitativi e qualitativi e deprivato delle sue qualità di recupero e riposo. E generalmente non è il bacio del principe a svegliarci e a salvarci.
Se in My Bed di Tracey Emin, lavoro del 1998, scaturito da quattro giorni a letto dopo la rottura con il fidanzato, le tracce sono quelle di una esplicita reazione al dolore (lenzuola accartocciate, mozziconi di sigaretta, bottiglie di vodka vuote, preservativi usati), nei letti di Ragalzi (1993), la testimonianza è la combustione del proprio sentire, un cumulo nero di scorie di resistenza al mostro, al mestiere di vivere per dirla alla Pavese. E come sempre, non vi è meccanismo consolatorio nel risultato ma il tentativo, ancora una volta salvifico, di estraniarsi da se stessi, quasi di sollevarsi ed osservarsi dallʼalto, il dolore trasformato in cenere e catrame, che si accumula e stratifica, notte dopo notte.

Quando David Lynch mise a dura prova i suoi fan più affezionati (tra cui la sottoscritta) con Inland Empire, un giornalista gli chiese: “Ma perché tutti quei conigli?” lui rispose: “Il film è mio e ci metto tutti i conigli che voglio”.
È dagli anni ʼ80 che gli insetti predatori di Ragalzi popolano la sua quotidianità, su tela, in ferro, dipinti sui muri. Sono dappertutto e abbiamo imparato a conviverci, così come con le nostre fobie. Sono presenti anche su uno dei cuscini in mostra (installazione di vari pezzi, 1993), ed è un altro letto quello a cui penso, cioè quello in Robert Smith, nel video di quel capolavoro del 1989 che è Lullaby, accompagnato da un ossessivo e metaforico ticchettio di un orologio, viene inghiottito da un ragno.
And I feel like I'm being eaten
By a thousand million shivering furry holes And I know that in the morning I will wake up In the shivering cold.
In mostra a Milano, dal 1 aprile al 6 maggio 2022, una installazione di due letti e alcuni cuscini entrambi del ciclo Insonnia e i alcuni insetti che strisceranno a terra e sul muro.
Mi sovviene un pensiero parzialmente off-topic relativo alla metodologia moderna di addormentamento e intrattenimento: se per indurre alla sonnolenza i bimbi si recitano fiabe e ninna-nanna, qual è il metodo usato con lʼadulto odierno che vive in una società regredita alla pubertà pre-adolescenziale? Con la sostituta della favola, ovvero la serie tv, che con il meccanismo del prossimo episodio, da cliccare in basso a destra senza perdere tempo, ha sostituito la richiesta del “ancora una, ancora una mamma”...